COP21: Cambiamenti climatici e aumento della temperatura di 1.5 °C, no 2 °C, anzi 3 °C. E in Ticino?

Pochi giorni fa il mondo politico mondiale, con 195 nazioni all’unanimità, ha accettato il principio che i cambiamenti climatici sono provocati dall’uomo e ha fissato un limite massimo di aumento accettabile della temperatura e delle misure da intraprendere. Un fatto eccezionale se si pensa agli interessi politici e economici in gioco e alle reticenze dimostrate fino a pochi mesi fa. Alcune nazioni hanno acconsentito perché finalmente convinti della necessità di porre un freno all’inquinamento, alcune altre per essere indipendenti a livello energetico.
Quando viene proposta una nuova teoria, il mondo scientifico non è subito tutto concorde. Ma col passare degli anni, o più spesso dei decenni, la teoria corretta s’impone. Alcuni articoli, apparsi anche su questo giornale, riletti dopo anni fanno sorridere. Fu così anche per la teoria che la terra è rotonda, un concetto ritenuto filosofico dai greci, o il fatto che la terra gira attorno al sole. Oggi nessuno in Ticino contesta queste teorie.
L’accordo alle COP21 prevede di contenere l’aumento della temperatura a 2°C, con l’ambizione di fermarsi a un aumento di 1.5°C e la revisione delle misure ogni 5 anni. In realtà con le misure previste alle COP21 si arriverà a un aumento della temperatura di 3°C, già consapevoli che tali misure sono insufficienti e che ogni 5 anni se ne dovranno prender di nuove e sempre più drastiche. Il tempo stringe, ma ciò malgrado alle COP21 di Parigi è stato fatto dal punto di vista politico un enorme passo avanti, mentre dal punto di vista tecnico il passo è ancora piccolo.
Ma perché e cosa vuol dire il limite dei +1.5°C o +2.0°C? il clima è un sistema complesso e sensibile, un suo cambiamento apparentemente locale, per esempio la deforestazione di una parte dell’Amazonia, può provocare uno sconvolgimento globale provvisorio o addirittura permanente. Nel 2015 il numero di persone che devono emigrare a causa dei cambiamenti climatici è maggiore ai rifugiati di guerra. Se si smetterà di immettere sostanze nocive nell’atmosfera prima che l’aumento della temperatura arriverà a un massimo di 2.0°C, limite attualmente stimato dal mondo scientifico, il clima lentamente ritornerà al suo equilibrio naturale del XIX secolo. Superata però questa soglia, si avranno degli effetti a catena tali da non poter più ritornare alle condizione che avevamo nel XIX secolo, pur smettendo di inquinare. Il limite di +1.5°C invece permetterebbe a molte popolazione insulari dell’Atlantico di non dover emigrare.
E in Ticino? Se attualmente l’aumento medio globale ha già raggiunto i +0.85°C, in Svizzera è di +1.75°C. L’obiettivo di contenere l’aumento medio globale del pianeta di +2°C, potrebbe significare per la Svizzera un aumento di +4°C. Da sottolineare che l’aumento globale della temperatura non sarà ovunque uguale: in certe regioni come nella catena alpina si stima possa essere il doppio, invece in Inghilterra la temperatura potrebbe addirittura diminuire a causa della interruzione di una calda corrente atlantica.
Conseguenze per il Ticino? La natura se ne fa un baffo dei cambiamenti climatici perché è un sistema flessibile che si adatta: certe specie troveranno in Ticino un ambiente idoneo e si svilupperanno (per esempio la zanzara tigre o le palme), altre saranno in difficoltà fino a sparire (la pulce dei ghiacciai e il suo predatore, il ragno dei ghiacciai) e lentamente si svilupperanno nuove specie. Dispiace che alcune specie possano sparire ma fa parte della legge della natura ed è da sempre stato così.
A pagare le conseguenza sarà l’uomo, che poi ne è il responsabile, perché crea la sua società come se fosse immortale e padrone del globo, costruendo città in modo “rigido”. Le emigrazioni e le misure da prendere saranno molto onerose a causa dei cambiamenti climatici, anche in Ticino.
Con un aumento della temperatura locale di +4°C il nostro clima assomiglierà molto a quello di Roma o di Messina, mentre quello dell’Italia meridionale a quello dell’Africa settentrionale. Per la natura invece non cambierà niente e si adatterà: i ghiacciai si scioglieranno, il permafrost si scongelerà, il livello delle falde freatiche e le portate delle sorgenti avranno delle maggiori oscillazioni con periodi di siccità più frequenti e marcati, pendii ripidi ora stabili grazie alla vegetazione saranno più facilmente erosi ecc.. Scenario catastrofico? Ca. 10’000 anni fa, durante l’ultima glaciazione, con solo 5°C in meno, le Alpi erano completamente coperte da un unico ghiacciaio. Una sua lingua, il ghiacciaio del Ticino e in parte il ghiaccio dell’Adda, arrivava fino alle porte di Milano, coprendo l’intero Cantone. A Lugano era spesso 700 m! Dunque un cambiamento di solo 1°C, che ai profani può sembrare poco, a lungo termine può avere importanti conseguenze.
E per noi Ticinesi? Ci dovremo adattare ed è meglio che lo facciamo fin da subito, altrimenti la bolletta sarà cara. Ci sono investimenti pubblici, dai Comuni al Cantone, che dovranno essere ammortizzati in 50 anni. Pertanto è importante pensarci già da ora e fare progetti che vedano il lungo termine, da qui la spinta a scrivere questo articolo. Gli esempi sono numerosi, ne elenco solo alcuni.
Fare importanti investimenti per captare delle sorgenti e costruire una rete di canalizzazioni per portare l’acqua ai serbatoio sarà efficace anche tra 50 anni? In futuro diversi comuni dovranno rivedere il loro sistema di captazione e approvvigionamento idrico.
Costruire o rinnovare un impianto di risalita sciistico nelle Alpi è ancora sostenibile? Il turismo invernale delle Alpi si dovrà reinventare, come già fatto con coraggio e lungimiranza sul Monte Tamaro.
La sistemazione degli argini dei fiumi o la costruzione di ponti dovranno già considerare un aumento della temperatura, nel limite delle conoscenze scientifiche, in quanto in futuro aumenteranno le portate dei fiumi a parità d’intensità delle precipitazioni, oltre al fenomeno di estremizzazione delle precipitazioni.
Il livello del bosco s’innalzerà, a Gandria si potranno avere aver piante di limoni (ad Ascona già adesso crescono spontaneamente le palme nei boschi), si potranno avere dei vigneti a una maggiore quota, mentre a bassa quota certe zone non saranno più adatte.
Se poi pensiamo a cosa succederebbe se non si prendessero delle misure contro l’inquinamento, con un aumento della temperatura media globale di 4°C, l’aumento per le Alpi potrebbe raggiungere gli 8°C. Facile immaginare che gli effetti descritti sopra saranno fortemente accentuati e il nostro clima a quel punto sarà simile a quello del nord Africa!
Nella lotta ai cambiamenti climatici si deve pensare in maniera globale e agire a livello locale. A livello globale possiamo fare ben poco, ma a livello locale sì e tanto. Da qui un segnale ai nostri politici: siate coraggiosi e lungimiranti nelle decisioni, anche se a corto termine non porta consensi.
Ing. geotecnico ETH G. Pedrozzi
Autore nel 2004 di una pubblicazione scientifica per le COP.